Una sentenza dei giudici del Tar del Lazio spiega che se i manufatti abusivi non sono ben identificati necessitano di nuovi accertamenti da parte del Comune, soprattutto in merito a eventuali domande di condono, prima di essere sottoposti a ordine di demolizione.
Gli abusi edilizi soggetti a ordine di demolizione devono essere identificati in modo preciso, pena l’annullamento. Lo ha chiarito il Tar del Lazio attraverso la sentenza 2024/2021.
Il caso
In seguito ad un sopralluogo della Polizia locale in cui erano state individuate sei costruzioni abusive, il Comune aveva provveduto ad emanare nel corso degli 4 ordinanze di demolizione, di cui l’ultima nel 1988. Due anni prima invece il responsabile aveva presentato istanza di condono. Richiesta mai processata, motivo per il quale le ordinanze di demolizione non sono mai state eseguite con la conseguente prosecuzione dei lavori. Nel 2018, infine, il Comune ha emanato un nuovo ordine di demolizione appellandosi agli abusi precedentemente descritti dalla Polizia locale.
Il giudizio del Tar
Il nuovo ordine di demolizione è stato impugnato dal responsabile degli abusi edilizi, il quale ha ribadito la sua situazione d’attesa in merito alla domanda di condono. Il Comune al contempo ha affermato che con il nuovo ordine intendeva finalmente portare in fase di esecuzione le vecchie ordinanze. Nonostante ciò, i giudici hanno sottolineato che qualora esistessero ordini di demolizione definitivi sarebbero sufficienti per demolire gli abusi e acquisirli nel patrimonio pubblico. Nel nuovo ordine di demolizione però “l’ulteriore attività abusiva proseguita indisturbata” non è indicata, ragion per cui non è dato comprendere quale parte dell’abuso sia già coperta dagli ordini di demolizione e quale sia invece oggetto di un rinnovato accertamento di difformità. In base agli elementi fin qui elencati, i giudici hanno annullato l’ordine generale di demolizione, confermato la demolizione delle sole opere individuabili con certezza e prescritto al Comune di pronunciarsi sulla domanda di condono, condurre ulteriori accertamenti per poi eventualmente prendere nuovi provvedimenti.