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Infortuni sul lavoro in aumento, in calo quelli letali

infortuni sul lavoro

L’Emilia Romagna è la regione che chiude il 2016 con il maggior numero di incidenti mortali sul lavoro, il Sud Italia è invece la macro area più colpita.

Dai dati Inail, nel corso del 2016 in Italia, gli infortuni totali risultano in crescita, ma le denunce di morti bianche sono scese a 1.018, dalle 1.172 dell’anno precedente. Di queste 749 sono le vittime in occasione di lavoro e 269 quelle in itinere.

Il 2015 si era concluso invece con 878 casi di incidenti mortali sul lavoro, ben 129 casi in più del 2016, pari ad una riduzione del 14,7%.

Drammatico primato per la regione Emilia Romagna, la quale conta 87 casi di morti bianche per l’anno appena trascorso, seguono il Veneto e la Lombardia con 86 infortuni mortali.

Primato positivo invece per la Valle da Aosta che eccezionalmente non registra alcuna vittima nel 2016.

Considerando le macro aree è il Sud Italia ad avere la peggio con 164 vittime e un indice di incidenza sugli occupati pari al 47,7%, seguito dal Nord Est con 120 casi e una incidenza del 39,2%.

Tra le province Roma risulta essere il capoluogo con più casi di infortuni mortali sul lavoro con 35 decessi, seguita da Vicenza con 24 casi. Tuttavia è la provincia di Matera che si posiziona in prima posizione nel 2016 con un valore di incidenza sugli occupati pari a 111,5.

Il settore economico a primeggiare è il settore delle costruzioni che conta nel 2016 con 109 casi, pari al 14,6% del totale dei casi di morte in occasione di lavoro, seguito dalle attività manifatturiere con 101 decessi, pari al 13,5% del totale.

Di tutti i decessi registrati, il 15,4% sono stranieri, il 93.6% uomini. La fascia di età compresa tra i 45 e i 54 anni è quella che risulta essere più coinvolta nei casi di mortalità con 249 vittime, tuttavia l’incidenza più elevata sugli occupati è riservata alla fascia di età degli ultra sessantacinquenni con un valore di 215,5.

Occorre considerare infine che ogni anno circa il 40% delle denunce viene scartato perché considerato “rischio generico“, quindi non legato alla tipologia di lavoro svolta. A questo va aggiunta la percentuale legata agli occupati iscritti ad altri istituti assicurativi e che quindi non rientrano nelle statistiche dell’Inail. Sono almeno due milioni gli occupati assicurati presso altri enti, in questa categoria rientrano ad esempio vigili del fuoco, poliziotti e militari.

“E’ un’assurdità escludere tutte quelle categorie”, ha commentato Franco Bettoni, presidente dell’Anmil (Associazione Nazionale dei Lavoratori Mutilati o Invalidi del Lavoro)

Diffondere la cultura della sicurezza sul lavoro non presuppone forse la conoscenza di dati certi che rispecchino quella che è la realtà sugli infortuni sul lavoro? Perché non esiste un ente pubblico preposto alla raccolta di tali dati?

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